Marc Augé, l’antropologo francese dei non luoghi – Luglio 2023

Marc Augé – Antropologo

Testi di Antropologia

Non Luoghi espressione coniata nel lontano 1992, a quel tempo ebbi il privilegio di partecipare proprio ad una conferenza in merito, nell’ambito della Facoltà di Architettura, esame Antropologia Culturale. Firenze

Letto nei decenni vari testi e visionate video conferenze relative a Sociologia, Antropologia e Geografia Urbana…

Festival di Filosofia

Se c’è una cosa che ha caratterizzato Marc Augé, antropologo e filosofo scomparso ieri all’età di 87 anni, è la laicità. Il suo Genio del paganesimo (1982) è la risposta, a 180 anni di distanza, al Génie du Christianisme (1802) di Chateaubriand, per culminare nella dissacrazione ironica e irriverente de Le tre parole che cambiarono il mondo (2016), divertissement di genere fantapolitico, dove un insolito Papa Francesco si affaccia su Piazza San Pietro per annunciare che “Dio non esiste”.

«L’uomo è un animale simbiotico – scrive – e ha bisogno di relazioni inscritte nello spazio e nel tempo, ha bisogno di “luoghi” in cui la sua identità individuale si costruisca col contatto e grazie al riconoscimento degli altri». I non-luoghi sono allora quegli spazi realizzati artificialmente per esigenze di scambio, dove l’individuo è un’unità priva di identità personale.

Sono gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, i grandi centri commerciali, in cui confluiscono e transitano ogni giorno milioni di persone, senza che questo enorme afflusso riesca a costruire relazioni significative. Qui l’individuo è solo, utilizza codici impersonali e segue regole di comportamento generali. I non-luoghi sono il prodotto della modernità avanzata o, meglio, nella definizione di Augé, della “surmodernità”: l’evoluzione della società per effetto della globalizzazione e del superamento della postmodernità.

I non-luoghi sono il prodotto del consumismo, non solo dei beni materiali o deperibili, ma soprattutto della comunicazione: «La comunicazione è il bene di consumo per eccellenza e, paradossalmente, non smette di individualizzarsi». Il bisogno di relazioni, in cui costruire “luoghi” per confermare la propria identità e uscire da una solitudine devastante, spinge a ricercare brandelli di comunità negli stessi non-luoghi – come quei gruppi di giovani che si ritrovano nei supermercati o attorno alle stazioni – ma soprattutto nella rete, nei social, affascinanti non-luoghi di dipendenza ossessiva e compulsiva, dove si consuma il desiderio insoddisfatto di essere riconosciuti (e amati) dall’Altro.

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I non Luoghi

Bibliografia Raffaello Cortina Editore, con cui ha pubblicato le opere Il tempo senza età (2014), Un etnologo al bistrot (2015), Le tre parole che cambiarono il mondo (2016), Momenti di felicità (2017), Chi è dunque l’altro? (2019) e Risuscitato! (2020). Da citare anche Il mestiere dell’antropologo (Bollati Boringhieri, 2007), Il bello della bicicletta (Bollati Boringhieri, 2008), Un etnologo nel metrò (Elèuthera, 2019), L’antropologia del mondo contemporaneo (Elèuthera, 2019).

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Antropologia Oggi


  • La Bellezza è nel cervello di chi guarda Semir Zeki

    La Bellezza e lo sguardo

    Le rose

    “La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”. Lo diceva nel ‘700 il filosofo David Hume, senza sapere nulla di neuroscienze.

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    Usiamo una sola parola, “bellezza”, e la associamo a cose diversissime: un’opera d’arte, il viso di una persona, un brano musicale. Che cosa unisce tutte queste cose differenti?
    È importante fare una distinzione fra la bellezza biologica – quella propria dei corpi umani e non, ma anche un panorama o qualsiasi altra cosa naturale – e la bellezza dei manufatti, come un’opera d’arte o anche un edificio. La prima ha basi universali condivise: il viso di una persona considerata bella in Giappone risulta bello anche in Italia o in Inghilterra. Invece il secondo tipo di bellezza subisce influssi culturali molto forti: per esempio una chiesa in Italia potrebbe essere considerata più bella, da un italiano o da un europeo, di un tempio in Giappone. L’uso di una sola parola per tutto è un relitto del passato, quando ancora la bellezza non era stata studiata a sufficienza. Pensiamo ai greci antichi che avevano un’unica parola, kalòn, per la bellezza morale e per quella fisica: anche quello non funziona.

    Semir Zeki

    «Questo significa che nel nostro cervello esiste un concetto astratto di bellezza: ciò che riteniamo bello e quindi ci suscita un’emozione forte, a prescindere dalla sua natura, attiva sempre la stessa area cerebrale – spiega Zeki, che ha fondato e dirige l’Istituto di Neuroestetica di Londra per interrogarsi sulle basi biologiche della bellezza, dell’amore, della creatività e viene considerato ormai una sorta di “filosofo con il camice” –. Da secoli filosofi e artisti si chiedono se esistano caratteristiche che rendono un’opera oggettivamente, inderogabilmente bella: ora sappiamo che la bellezza è indiscutibilmente negli occhi, anzi nella mente, di chi guarda».

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    Semir Zeki, neurobiologo dell’University College di Londra

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    Stirpe di terra


  • Conversazioni sul presente in Guerra – Francesca Mannocchi

    #Conversazioni sul presente in #Guerra – Bologna

    Dialoghi di Pandora Rivista

    Come si va a raccontare la gravità di un numero?

    Francesca Mannocchi

    Francesca Mannocchi
    Palazzo Magnani

    Tutto quello che accade, accade in chiave storica

    Francesca Mannocchi

    Francesca Mannocchi

    Cronaca e contesto vanno tenute insieme

    Mannocchi

    Le istituzioni hanno bisogno di essere rese contemporanee, qualcosa è andato in cortocircuito

    F.Mannocchi


  • Dove va l’informazione? – Pandora Rivista – Bologna

    Dove va l’informazione?

    Dialogo a partire da “Cose spiegate bene. Voltiamo decisamente pagina”

    Locandina di Pandora Rivista

    Incontro con Giacomo Bottos, Agnese Pini e Luca Sofri

    Dialoghi a partire da Cose spiegate bene. Voltiamo decisamente pagina, il settimo numero della rivista di carta de Il Post realizzata in collaborazione con Iperborea. Interverranno:

    Giacomo Bottos – Direttore Pandora Rivista

    Agnese Pini – Direttrice La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, Quotidiano Nazionale

    Luca Sofri – Direttore Il Post

    Evento a ingresso libero fino ad esaurimento posti,  con possibilità di prenotazione da questa pagina

    «Molte cose stanno cambiando nel giornalismo, nei giornali, e anche nei lettori: è un periodo intenso e critico per l’informazione italiana e mondiale, presa in mezzo tra un ruolo che non è mai stato così prezioso per il funzionamento e la crescita delle democrazie e un inizio di secolo che ne ha scompigliato la sostenibilità economica. Capire come “leggerli” davvero i giornali, su quali regole e meccanismi si basino le scelte e le decisioni di chi li fa, è prezioso per comprendere quello che ci succede intorno e come viene raccontato. Come si finanziano i giornali? Chi sono le persone che li fanno? Che lingua parlano? Come si diventa “giornalisti”? Cosa sta succedendo ai più famosi quotidiani italiani e stranieri? Come si legge un’intervista? Come si misurano le copie vendute? Cosa dobbiamo pensare quando su un giornale vediamo un testo fra virgolette? E perché l’ira è l’emozione più usata nei titoli? Si può restare sulla superficie dei fatti raccontati, oppure diventare lettori più accorti e informati sull’affascinante e centrale mondo delle news e di chi le produce».

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    L’informazione non è un’opinione…fare informazione è costoso, l’opinione è economica…

    Agnese Pini


  • Ciao Mimì (Febbraio 2000 – 3 Febbraio 2024)

    Mimì (Febbraio 2000 – 3 Febbraio 2024)

    Mimì

    Caro Paolo, la Mimì ci ha lasciato ora, sulla poltrona del mio studio, dopo una nottata faticosa, di respiri affannosi, sussulti immobili , nella sua preferita stanza, sulla mia poltrona, in quiete, tra i libri e i nostri pensieri. In questa notte trascorsa le ho parlato tantissimo, abbiamo ripercorso gli anni…24 anni insieme. E pensavo all’Albero di Antonia.
    Ieri l’avevo portata fuori in giardino, per poche ore, il giorno della candelora, con una candela accesa. E avevo fatto il bucato e messo lo stendino accanto a lei. Le piaceva mettersi nella scia del profumo dei panni al vento, sotto la magnolia.
    Ora andrà a fare senz’altro un saluto a Miciù e prenderanno il sole sdraiate a ridosso di folte chiome e profumati arbusti. Assieme a tutti gli altri cari nostri gatti salutati e adorati nel tempo.
    E ci ricorderanno, tra le fusa e guarderanno gli altri gatti vivere e giocare con noi… e noi  nella memoria, continueremo ad amarle ringraziandole per il loro dono.

    Messaggio al caro Paolo…

    E nell’attimo in cui tutto finisce, niente finisce…

    L’Albero di Antonia

    Da: L’Albero di Antonia


  • Le aspettative di vita nel mondo

    Le aspettative di vita nel mondo

    Le #aspettative di #vita nel mondo. Dedicato a chi pensa di essere “immortale”, a chi continua a viversi e ad avere aspettative che nulla hanno a che fare con il bioritmo. Conosci tè stesso. Dai 0 ai 24 (anche oltre) si utilizza il tempo per strutturare il sé, per il sapere e l’esperienza fondante a tempo pieno, poi si mette in atto attraverso il lavoro la visione esperienziale di quanto appreso e si continua con il metodo socratico; nella logica del divenire gli altrettanti ultimi 24 anni, dovrebbero passare a praticare la libertà di scelta, non la logica patetica della competizione ipertrofica tra vecchi.

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    “73,3 anni
    I dati confrontano tutta la popolazione, di entrambi i sessi. Sono incluse anche le entità non nazionali. La lista delle Nazioni Unite considera solo le nazioni con almeno 100 000 abitanti. A livello planetario il valore medio è di 73,3 anni (70,8 anni per i maschi e 75,9 anni per le femmine).”

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