MAST – VI BIENNALE DI FOTOGRAFIADELL’INDUSTRIA E DEL LAVORO


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FOTO / INDUSTRIA 2023


Con GAME, nel 2023 la biennale Foto/Industria è dedicata al tema del gioco.
La fotografia dell’industria e del lavoro, alla base di ogni edizione di Foto/Industria, esplora quest’anno la produzione di oggetti e dispositivi che rientrano nell’ambito di un comparto di grande ampiezza e solidità, capace di rinnovarsi nel corso del tempo per incontrare i cambiamenti del gusto e delle abitudini e sempre estremamente ricettivo nei confronti dell’innovazione tecnologica. Dai giochi per bambini ai luna park, dai giochi di ruolo fino ai videogame, il settore del gioco ha assunto proporzioni senza precedenti, incorporando tematiche di straordinaria rilevanza e attualità.
Le dodici mostre di Foto/Industria – undici personali e una collettiva – costituiscono altrettante occasioni di approfondire, attraverso lo sguardo e la ricerca di artisti internazionali, alcuni specifici elementi del rapporto tra gioco e industria, indagandone le implicazioni e le ricadute negli ambiti della psicologia, dell’architettura, dell’economia, della storia, dell’ecologia, della politica, fino alle pulsioni più profonde dell’animo umano.
Il gioco è al centro di un percorso che guida i visitatori alla scoperta delle molteplici sfaccettature di un’attività praticata da ogni donna e ogni uomo, ad ogni età e in qualsiasi luogo, accompagnandoli attraverso il labirinto di un autentico paese delle meraviglie che non soltanto è da guardare, ma inevitabilmente ci riguarda.

12 MOSTRE / 11 LUOGHI


Le dodici mostre di Foto/Industria 2023 rappresentano una timeline di visioni sul tema del gioco a partire dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri e offrono l’occasione di osservare e approfondire la ricerca di una selezione di artisti internazionali.

artist

LINDA FREGNI NAGLER

PLAYGROUNDS

Dalla newsletter del MAST


Didi Huberman – Fondazione Mast Bologna


George Didi-Huberman

La fotografia come strumento per il pensiero: dall’Archivio all’Atlante

Conferenza

Didi-Huberman ha, da sempre, tenuto insieme la questione estetica dell’immagine, cioè la sua qualità sensibile e legata a una fruizione dei sensi, con il valore epistemico di ogni apparato iconografico o iconologico. Se l’immagine ci riguarda è perché ci permette di entrare in relazione con la realtà; perché istituisce rapporti di forza o di debolezza con la verità del mondo. L’immagine è, in qualche modo, sintomo della vitalità nascosta del reale, del corpo sommerso della realtà. Studiare le immagini è un modo per comprendere il mondo. Non la totalità del mondo, non la Verità del mondo. L’immagine non dice mai tutta la verità.

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Atlanti e fantasmi

In che termini l’attenzione per l’iconologia degli intervalli, per la vista d’insieme come modello cognitivo, va a scapito di un approccio analitico? Una questione di metodo ma anche di geopolitica della storia dell’arte. Dal punto di vista anglofono, la montagna di pubblicazioni sulla questione o lo statuto delle immagini tipica della Francia (e, per emanazione, dell’Italia) suscita diverse perplessità. La loro pratica della storia dell’arte è segnata, al contrario, da una spiccata matter-of-factness, da un’attenzione frenetica per la produzione artistica. 

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Enagrammi

Sulla mostra Out of join


Richard Mosse – DISPLACED


Richard Mosse – Displaced

Richard Mosse

In mostra sono esposte 77 fotografie di grande formato3 video installazioni immersive (The Enclave 40′, Incoming 52′ e Quick 13′) e un grande video wall a 16 canali (Grid, Moria 7′)

#richardmosse

Fin dal principio della sua ricerca, l’artista lavora sul tema della visibilità, sul modo in cui siamo abituati a vedere, pensare e intendere la realtà.

Le situazioni critiche e i luoghi di conflitto sono fotografati e filmati con l’utilizzo di tecnologie di derivazione militare, che stravolgono totalmente la rappresentazione fotografica, creando immagini che colpiscono per estetica, ma che al contempo suscitano una riflessione etica. Quando attraverso la bellezza, che l’artista definisce “lo strumento più affilato per far provare qualcosa alle persone”, si riesce a raccontare la sofferenza e la tragedia, “sorge un problema etico nella mente di chi guarda”, che si ritrova confuso, impressionato, disorientato. L’invisibile diventa visibile, in tutta la sua natura conflittuale.

Migrazione, Conflitto e Cambiamento Climatico

«La forza che contraddistingue l’arte risiede nella sua capacità di rendere visibili e formulabili cose che si negano alle possibilità del linguaggio».

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Finestre sull’Arte

Richard Mosse (1980, Kilkenny, Irlanda) è un fotografo che vive e lavora a New York. Dopo la Bachelor of Arts in Letteratura Inglese al King’s College (Londra, 2001), consegue un Master of Research in Studi Culturali (London Consortium, 2003), un diploma post-laurea in Belle Arti alla Goldsmiths (University of London, 2005) e un Master of Fine Art alla Yale School of Art (Yale University, New Haven, CT, 2008).

I primi lavori fotografici dell’artista risalgono al periodo universitario e sono ambientati in Medio Oriente, in Europa Orientale e al confine tra Stati Uniti e Messico, mostrano il suo interesse per gli effetti dei conflitti in zone di crisi.

Richard Mosse

Video installazione al Mast